Il 17 giugno 2025 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 137 la Legge 6 giugno 2025, n. 82, che entrerà in vigore il 1° luglio.
Dopo anni di battaglie, petizioni, appelli e storie di sofferenza, l’Italia volta finalmente pagina: è stata approvata la nuova legge contro il maltrattamento degli animali.
Una riforma attesa da oltre vent’anni, che riconosce agli animali non solo il diritto a essere protetti, ma anche a essere rispettati come esseri senzienti.
Un cambiamento storico nel codice penale
La nuova legge riscrive il codice penale e manda un messaggio chiaro: maltrattare un animale è un reato grave, e sarà trattato come tale.
Ecco le principali novità:
- Uccidere un animale potrà costare fino a 4 anni di carcere, se l’atto è compiuto con crudeltà o sevizie.
- Chi organizza combattimenti o spettacoli crudeli rischia fino a 4 anni di carcere e sanzioni molto elevate.
- Chi abbandona o tiene animali alla catena o in condizioni incompatibili con la loro natura sarà sanzionato più severamente.
- Per la prima volta, anche aziende, associazioni e imprese potranno essere chiamate a rispondere penalmente per reati contro gli animali.
Aggravanti e misure speciali
Le pene potranno aumentare fino a un terzo se:
- Il reato è commesso in presenza di minori.
- Coinvolge più animali.
- Viene diffuso online (es. video di crudeltà pubblicati sui social).
Sono previste misure rafforzate, simili a quelle antimafia, per chi organizza manifestazioni violente o gestisce traffico di cuccioli: sorveglianza speciale, confisca dei beni e amministrazione giudiziaria.
Nuove tutele procedurali e responsabilità estese
- Divieto assoluto di abbattimento o vendita degli animali durante le indagini, anche in assenza di sequestro.
- Introdotto il nuovo art. 260-bis del Codice di procedura penale, che consente l’affido definitivo degli animali sequestrati alle associazioni, previo versamento di una cauzione.
- Estesa la responsabilità penale anche agli enti collettivi, con l’applicazione di sanzioni pecuniarie e interdittive secondo il D.Lgs. 231/2001.
Misure simboliche, ma rilevanti
- Divieto nazionale di tenere i cani alla catena, sanzionabile con multe da 500 a 5.000 euro.
- Stop alla commercializzazione di pellicce di gatto domestico.
Un cambio culturale profondo
Fino a oggi, la legge tutelava il “sentimento dell’uomo” verso l’animale. Da ora, è l’animale stesso a essere riconosciuto come soggetto di diritto.
Un cambio di prospettiva che riflette l’evoluzione della nostra coscienza collettiva: gli animali non sono cose, ma individui con bisogni, emozioni e dignità.
Le principali associazioni animaliste, da ENPA a LAV, parlano di “un passo avanti gigantesco” e chiedono che questa legge non resti solo sulla carta, ma venga applicata con rigore e coerenza su tutto il territorio nazionale. Questa legge non è solo una conquista normativa. È uno strumento di giustizia per tutti quegli animali che non possono raccontare la loro sofferenza.
Ora servirà l’impegno delle forze dell’ordine, della magistratura, delle associazioni e dei cittadini per trasformare le parole in azioni concrete.